Passione e ideologia (Italian Edition) by Pier Paolo Pasolini
autore:Pier Paolo Pasolini [Pasolini, Pier Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-06-10T22:00:00+00:00
La lingua della poesia
La prima poesia di Giotti si intitola Siora Teresa, ed è pubblicata in apertura al Piccolo canzoniere in dialetto triestino che è del 1914: le poesie qui raccolte però sono state scritte dal 1909 al â12. Giotti aveva dunque 24 anni quando scriveva questa Siora Teresa. Eccone alcuni stralci che potranno servire allâanalisi:
Siora Teresa
anima de putela.
Siora Teresa, stamatina,
la ga trovà fiorido
el roser in terazza:
la se ga messo par ârecini
do rosetine zale.
E tuta la matina per la casa
con quei fioreti freschi
impirai come búcole
sul rosa de le ârece.
......................................................
Siora Teresa, tuti tuti noi,
pòvari fioi
noâ mai contenti,
che se tormenta sempre,
che se cruzzia par robe,
robe che lei no âla capissi gnente
âtorno de lei noi tuti quanti, sÃ,
come putei.
......................................................
1909: la «Voce» era nata da un anno, e solo in quellâanno usciva il primo manifesto del futurismo. Nessuno dei poeti innovatori del primo Novecento aveva ancora cominciato a operare, se non in privato, senza, ancora, qualità parenetiche tangibili. Per le Poesie di Saba bisognerà aspettare lâ11, Govoni conta già Le fiale, Armonie in grigio et in silenzio, Fuochi dâartifizio, Gli aborti (dal 1903 al 1907) ma sono ancora preistoria, ai margini dannunziani. Gli altri maggiori sono in pieno fervore anarchico (almeno rispetto alle istituzioni stilistiche) ma resteranno ancora per qualche anno inediti in volume. Piuttosto, bisognerà tenere abbastanza attentamente presente che Palazzeschi â alla nostra data â si è già delineato, da I cavalli bianchi del 1905 ai poemi del 1909, appunto. Editi tutti in Firenze.
Inoltre: lâesperienza crepuscolare è in crisi, mentre il carduccianesimo e il dannunzianesimo appaiono, linguisticamente, di colpo superati. La nazione e la cultura italiane erano infatti come mutate quasi in una crisi di crescenza. In un certo senso contava ora di più il lavorio interno e gratuito dellâOttocento minore (si veda il recente saggio di Angelo Romanò, premesso alla sua antologia guandiana di ottocentisti) ivi comprese le esperienze stilistiche «minori» dei grandi. E il tutto aveva preso un colorito pascoliano, convogliandosi nel silenzioso solco della eversione stilistica di questo ambiguo, infantile, accanito innovatore.
Lâundicesimo verso di Siora Teresa è una tipica spia della situazione qui così sommariamente delineata. Si tratta del verso «sul rosa de le ârece», che, a proposito di un passo di Proust sul «biondo della birra», o qualcosa di simile, è figura entrata recentemente nella coscienza terminologica della critica stilistica. Chi ha usato per primo nella poesia italiana questa «figura» è stato, appunto, il Pascoli. Si ricordi, per esempio, dai testi pascoliani «il nero delle nubi». Ma non si tratta certo, in questo caso, del Pascoli tipizzato dai pascoliani: ma di quel Pascoli che, in quanto produttore di novità linguistiche, in tutte le sue direzioni, dalla pre-grammaticalità (le interiezioni, le onomatopee) alla grammaticalità depressa (le umili epiche quotidiane) alla iper-grammaticalità (le acutezze e i giuochi da pasticheur dei Conviviali o della Canzone di Re Enzio), è quasi categoria stilistica che si interna oltre lui nel cuore dello sperimentalismo novecentesco. Si badi che non per nulla â nel caso di questa nostra figura stilistica: il «nero delle nubi», il
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